cù-ra dal latino: [cura] derivato dalla radice [ku-/kav-] osservare. Da confrontare con il sanscrito [kavi] saggio.

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La Medicina primitiva

medicina primitiva

I popoli primitivi attualmente viventi uniscono l’interpretazione soprannaturale a un empirismo spesso assai progredito. Tutte quelle patologie che sono causate da agenti ben definibili (traumi, morsi di animali, parassitosi ecc.) sono trattate con rimedi naturali dettati da una ricerca empirica, mentre quelle la cui causa non è evidente (qualsiasi patologia interna) sono attribuite all’ influenza di divinità, maghi o stregoni. In ogni caso è sempre l’elemento magico ad avere il sopravvento nella diagnosi e nella cura che sono esclusiva competenza dei guaritori.
L’eziologia di qualsiasi patologia è spesso associata a un peccato commesso, anche involontariamente, dal paziente contro divinità, stregoni, individui o oggetti dichiarati tabù (re, guerrieri, persone in lutto, donne mestruate, puerpere, chiunque abbia a che fare con cadaveri, alcuni animali) con i quali è proibito ogni contatto. Lo stregone ha poi la facoltà di causare la malattia in moltissimi modi se ha a disposizione parti del corpo della vittima (unghie, capelli), oggetti o avanzi di cibo; in mancanza di ciò può ricorrere ad altri procedimenti come l’infissione di chiodi o spilli in feticci. Anche i demoni e le anime dei morti sono ritenuti in grado di provocare malattie.
Per difendersi dalle malattie si fa ricorso ad abluzioni, all’uso di amuleti, alla somministrazione di erbe medicamentose oppure anche a cerimonie e riti collettivi a cui partecipa tutto il villaggio con a capo lo stregone: talvolta si cerca di scacciare il demone responsabile della malattia spaventandolo, talvolta allettandolo, altre volte ancora si ricorre al sacrificio o all’allontanamento di un capro espiatorio.